Comunicato stampa di APF relativo alla designazione di Giampiero Borghini a componenete del C.d.A. della SABCO

Agli organi di stampa

Alle radiotelevisioni locali

 

Questa mattina, consultando le notizie del giorno, ci ha sorpreso l’anuncio della nomina in un importante C d A di Giampiero Borghini. Abbiamo subito pensato di avere aperto per errore sul web una pagina relativa ai primi anni di questo secolo, che ci riportava ad un periodo in cui uomini politici di livello nazionale trasmigravano da uno schieramento politico all’altro, rimanendo comunque a ricoprire ruoli amministrativi di grande importanza con le relative indennità.

Anni in cui, proprio in presenza di questi comportamenti, saliva nel paese l’avversione al costo della politica capace di travolgere anche posizioni e comportamenti legittimi.

La biografia di Giampiero Borghini è esemplare a questo proposito.

Cresciuto politicamente nelle file del Partito Comunista Italiano, dal 1976 al 1981, Borghini ha ricoperto la carica di segretario provinciale della Federazione bresciana del PCI.

Per il PCI è stato Consigliere Regionale della Lombardia dal 1985 al 1992. Dal 1990 al 1992 ha ricoperto il ruolo di Presidente del Consiglio Regionale.

Membro del Partito Democratico della Sinistra, ne esce nel gennaio 1992, passa al PSI e diventa Sindaco di Milano . Rimarrà in carica fino al marzo del 1993. Alle Elezioni amministrative italiane del 1993 si ricandida, sostenuto da PSI e “Fiducia Milano”, ma ottiene solo il 6% dei voti, rimanendo lontano dal ballottaggio. Rientrato in politica con Forza Italia, nel 2004 è eletto consigliere regionale per FI. Scelto nel 2005 dal Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni come assessore regionale alle Opere pubbliche, Politiche per la casa ed Edilizia residenziale pubblica, mantiene l’incarico fino al luglio 2006. Borghini mantiene l’incarico di consigliere regionale (e relativo compenso di circa 10.000 euro al mese) nonostante le successive nomine a dirigente del Comune di Milano, sostenendo che “non è un lavoro a tempo pieno. Afferma: “se noi trasformassimo il lavoro di consigliere regionale in un lavoro a tempo pieno che impedisce ogni altra attività, noi non avremmo più consiglieri regionali, avremmo dei funzionari di partito”.

Alle elezioni comunali del 2006 si candida per la Lista Moratti, ma non ottiene l’elezione a consigliere comunale. Viene quindi nominato direttore generale del Comune di Milano nel biennio 2006-2008.

Nel 2009 è richiamato a Palazzo Marino come dirigente e consigliere del sindaco, con il compito di affiancare il Sindaco nelle relazioni politiche e istituzionali, ricevendo un compenso di 279.000 euro l’anno (23.250 euro al mese), cui si somma quello da consigliere regionale.

Infine il 24 marzo 2009 venne condannato dalla Corte dei Conti, assieme al sindaco Letizia Moratti, per lo scandalo delle “consulenze d’oro”, per il conferimento di incarichi esterni da parte del Comune di Milano a persone non laureate, e dunque illegittimi. Nel 2006. dovrà risarcire 19.000 euro allo stesso Comune di Milano. Nello stesso giudizio, la Corte dei Conti giudica incompatibili i ruoli di Borghini come consigliere regionale e direttore generale del comune.

 

Un esempio di come l’azione politica, quando ripiega su interessi privatistici personali o di partito, indebolisce la democrazia.

Un esempio di come non si deve comportare, in modo particolare, chi fa della politica la sua professione.

Un esempio da non additare alle nuove generazioni e in modo particolare a chi si avvicina a ruoli pubblici.

Ed ora, invece si propone Giampiero Borghini ad un incarico di rilievo nella Sabco che rappresenta l’azienda pubblica più importante della bergamasca e il cui ruolo sarà decisivo per la qualità dello sviluppo del nostro territorio.

Un ritorno al passato di cui se ne sentiva affatto il bisogno.

E non è accettabile.

 

Il Presidente di APF – Claudio Armati

Il Consigliere Comunale – Roberto Cremaschi

Bergamo, 13 maggio 2020